Troppe persone, che pure concordano col valore assoluto della pace e ripudiano la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, hanno colpevolmente taciuto. Hanno permesso, abbiamo permesso, che la discussione pubblica fosse monopolizzata da coloro che chiamano “a schierarsi”, che spingono perché si partecipi, in un modo o nell’altro, a questa nuova feroce guerra europea, divenuta giorno dopo giorno sempre più micidiale. Micidiale non solo per gli ucraini e i russi che quotidianamente muoiono, ma proprio per l’intero genere umano.
Basta con questo colpevole silenzio!
È venuta l’ora di far sentire la voce potente della pace e la forza delle bandiere arcobaleno. Se non ora, quando?
In questi giorni, all’appello di Europe for peace già rispondono in tanti.
Forse è piuttosto generica sui nessi sociali delle rivendicazioni pacifiste (e cioè sul fatto che la vera pace abbia obiettiva difficoltà a imporsi in un mondo segnato da così vistose disuguaglianze e da ingiustizie di ogni tipo), ma la piattaforma del corteo romano del 5 novembre si presenta molto chiara sulle due parole d’ordine decisive dell’attuale contesto storico, e cioè: “tregua immediata” e “immediata apertura delle trattative di pace”. Che sono l’esatto opposto delle parole d’ordine portate finora avanti dall’insieme del fronte bellicista a proposito della guerra in Ucraina.
Quelle due parole d’ordine si contrappongono, infatti, alle argomentazioni e alla propaganda di quanti, in Italia e fuori dall’Italia, hanno insistentemente soffiato sul fuoco e ancora continuano ad applaudire all’invio delle armi nel teatro dei combattimenti. Ma dopo otto mesi di guerra, sostenere ancora che “il ritiro dei soldati russi è la precondizione necessaria per arrivare alla pace” e che “occorre rafforzare in ogni modo lo sforzo bellico di Kiev”, significa parlare il linguaggio disumano della irresponsabilità e della tragedia.
I morti sono ormai nell’ordine delle decine e decine di migliaia, e la catastrofe nucleare è divenuta una possibilità molto concreta.
Le uniche parole ora ammissibili sono quelle che chiedono agli eserciti di entrambi i lati di far tacere immediatamente le armi e che rivendicano a gran voce la messa al bando delle armi nucleari.
La logica da far valere è quella della solidarietà con le vittime della guerra in Ucraina e di tutte le guerre che insanguinano il nostro pianeta.
Su tali parole d’ordine il cartello Europe for Peace ha invitato tutte e tutti a riempire il prossimo venerdì 5 novembre le strade di Roma. Si tratta di organizzarci e autorganizzarci.
Sosteniamo in ogni modo questa mobilitazione. Rafforziamo col nostro impegno la spinta a colorare Roma con l’arcobaleno della pace.
Associazione MELAGRANA, Periodico IMPRONTE SOCIALE, Associazione AGORA’, Sol.E.D.A.D. mutualismo solidale, Associazione YaBasta!, Rivista online LEF