Fosse Ardeatine e Marzabotto per non dimenticare
Viaggio nella Memoria
Melagrana nei luoghi della barbarie nazi-fascista in Italia
Sono passati un po’ di anni dalla nostra esperienza ai campi di Auschwitz e Birkenau; da quella immersione nel dolore che come gruppo abbiamo voluto fare e condividere. Un viaggio che ha segnato profondamente ciascuno di noi, tanto da profondere impegno ed energie nel tenere viva la Memoria sulla grande barbarie dello sterminio nazi-fascista della II guerra mondiale; energie ed impegno rivolto all’esercizio collettivo della Memoria con incontri rivolti alle nuove generazioni di studenti che rischiano di archiviare in una pagina di storia ciò che è accaduto nei campi di concentramento e di sterminio di mezza Europa nello scorso secolo.
In questi anni abbiamo portato in giro una impegnativa mostra sulla Memoria, l’abbiamo presentate alle scuole e aperta ad un pubblico di visitatori attenti; abbiamo cercato di far vivere il 27 gennaio (giornata nella quale in tutto il mondo si celebra la Shoah) come un giorno speciale da non dimenticare alle centinaia e centinaia di studenti che hanno visitato la mostra “Viaggio nella Memoria”; abbiamo provato a rinnovare l’idea di Pace e di rispetto universale per la persona umana.
Il bisogno di essere nei luoghi della tragedia prodotta dal nazi-fascismo però non ha abbandonato ciascuno di noi e appena le condizioni si sono presentate, l’associazione Melagrana ha ripreso il suo viaggio: le Fosse Ardeatine e Marzabotto sono state le nuove mete; 42 i viaggiatori fuori dal tempo in questo pellegrinaggio per non dimenticare.
Con noi un ospite di eccezione: Gennaro Di Paola, partigiano, tra i protagonisti delle quattro giornate di Napoli, il moto insurrezionale di ribellione al nazi-fascismo che ha dato il via al processo di liberazione dell’Italia. Con lui giovani ed adulti uniti in questa esperienza.
Tre giorni intensi. Racconti e testimonianze che hanno riempito questo viaggio di emozione e di orgoglio per tutti coloro che hanno dato la vita, per quelle speranze spezzate il cui sacrificio ha donato a noi la libertà e la democrazia dalla tirannide del nazi-fascismo. Si! orgoglio nel sentire ciascuna di quelle vittime come fratelli.
Prima tappa: le Fosse Ardeatine dove il 23 marzo 1944 in un’azione di guerra a Roma in via Rasella, un gruppo di partigiani dei Gap uccideva 33 soldati del battaglione Bozen e ne feriva 38 facendo scoppiare una carica esplosiva e attaccando la colonna nemica con armi automatiche e il lancio di bombe da mortaio leggere. Accuratamente preparata, l’azione colpiva uno dei battaglioni specializzati in azioni di rappresaglia e faceva seguito a una serie di massacri perpetrati nei mesi precedenti dai tedeschi nelle zone intorno alla capitale ai danni di persone innocenti, spesso donne, vecchi e bambini: 18 vittime a Canale Monterano, 32 a Saturnia, 14 a Blera, 40 a San Martino, 14 a Velletri ecc.
Kesselring e il comandante della piazza di Roma, Kurt Maeltzer, stabilirono le modalità della rappresaglia: dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso. L’eccidio avvenne immediatamente e fu affidato al colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Priebke: il giorno dopo l’azione partigiana, 335 uomini furono uccisi alle fosse Ardeatine, ciascuno con un colpo alla nuca. La maggior parte delle vittime venne prelevata dal carcere di Regina Coeli e dal comando di via Tasso, cinquanta furono scelte e consegnate dal questore fascista Caruso.
Fortissima l’emozione nel sacrario, nel luogo dell’eccidio, davanti alle 335 tombe di innocenti barbaramente uccisi. La guida dell’ANPI commossa e rauca nella voce ci ha trasmesso il dolore (la lapide n. 2 custodisce le spoglia del padre della sua compagna) ma anche l’importanza di non far cadere il silenzio su queste pagini atroci della nostra resistenza.
Seconda tappa: Marzabotto, dove la brigata partigiana Stella Rossa impegnata a contrastare l’esercito tedesco e gli alleati fascisti, subì una delle più violenti e terribili rappresaglie nazi-fasciste verificatesi in Italia. Per tre giorni, a Marzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno (dal 29 settembre al 5 ottobre del ’45)il maggiore delle SS Walter Reder, coadiuvato dai collaborazionisti fascisti, compì una delle più tremende rappresaglie che cominciò con l’eccidio di in località Caviglia dove i nazisti irruppero nella chiesa dove don Ubaldo Marchioni aveva radunato in preghiera i fedeli e li trucidò senza pietà, donne uomini e bambini …. abbiamo visto la chiesa e i fori di proiettili ad altezza di bambino (in quei giorni ne furono ammazzati 155 con un’età inferiore ai 10 anni e 95 che avevano meno di 16 anni).
In quei giorni drammatici su quelle montagne a ridosso di Bologna furono vigliaccamente ammazzati 1.830 persone, partigiani e gente del luogo che difendeva il proprio territorio e l’Italia dall’avanzata della barbarie nazi-fascista.
Abbiamo camminato in quei luoghi, per i sentieri impervi di quelle montagne che aprono alla pianura padana. Abbiamo respirato quell’aria e guardato le macerie ancora presenti in quei luoghi. Abbiamo ascoltato il pianto ed il dolore di quelle vittime innocenti.
La giornata era calda e il sole accarezzava quei luoghi, quasi a voler riscaldare quei corpi e preservarli dal freddo delle notti e del tempo, rinnovando continuamente il fiorire dei ricordi su quelle storie che si sono interrotte in quei giorni di barbarie.
Il viaggio si è concluso con il rientro a casa, ciascuno con le proprie emozioni e la consapevolezza di dovere una grandissima gratitudine a quei martiri ai quali dobbiamo la nostra libertà e la sconfitta del nazi-fascismo: ci hanno consegnato un’Italia democratica, repubblicana e antifascista.